Ricordi di uno scienziato immenso, il prof. Carl Djerassi

Autore/i del documento: 
Anno: 
2015
Lingua: 
Italiano

La testimonianza del Prof. Giovanni De Martino, Ordinario di Chimica Farmaceutica – Università di Salerno.

Carl Djerassi (29 ottobre 1923 – 30 gennaio 2015)

Che Carl Djerassi sia stato un Chimico fuori classe, poliedrico, tra i più grandi del ventesimo secolo, lo attestano le sue infinite pubblicazioni, tra cui saggi e romanzi, e tanti riconoscimenti internazionali. Manca il “Nobel Prize” che, a detta di molti, gli è stato negato, forse a causa della sua attività industriale, quasi uno sfregio alla purezza scientifica (sic!).
Io, che l’ho conosciuto, avendo trascorso sotto la sua guida l’intero anno 1970, cioè nel pieno del suo vigore, quel premio glielo darei (ah se potessi!) alla memoria.
La brillantezza dell’uomo e del chimico si fondevano in un sorriso ammaliatore, da  cui traspariva una mente superiore. Nel reagentario del dipartimento io cercavo dei cloruri acidi per preparare delle ammidi; lui mi disse solo quattro parole, in spagnolo, “ si avemo lo acido..”. Che grandezza! Stimolato dal suo sorriso, con un passaggio in più risolsi il problema.
Nel grande laboratorio da lui diretto, nel Chemistry Department della Stanford University c’erano, a rotazione, non meno di venti ricercatori, ognuno con un banco di lavoro comodo, provenienti da ogni parte del mondo e degli States.

Era consuetudine trascorrere il Ferragosto nella sua villa, tutti insieme con le famiglie; ognuno doveva portare una specialità gastronomica del proprio paese di origine e ognuno poteva mangiare ciò che voleva. Noi portammo la “parmigiana” (non i banali spaghetti) in dosi massicce, per almeno venti – venticinque persone; pochi però ebbero la ventura di assaggiarla, perché sempre lui, il boss, insieme alla moglie la fece sparire per godersela nei giorni a venire. In compenso io ebbi la fortuna di essere accompagnato a vedere una scultura di Marino Marini, un cubo metallico che troneggiava al sole in un angolo del giardino.
Si può immaginare quanto fossero interessanti i “meeting” che periodicamente il gruppo aveva con il prof, soprattutto dopo che egli era tornato da uno dei tanti viaggi culturali intorno al mondo. Si parlava molto, è ovvio, di questioni scientifiche e tecnologiche discusse nei vari convegni e congressi a cui Djerassi aveva partecipato  (era il periodo del dicroismo circolare e, soprattutto, della spettrometria di massa). Tuttavia non mancavano certo divertenti episodi di vita vissuta, come quando, fermi per avaria in una zona un po’ desertica, i congressisti si erano sfamati e dissetati con “watermellon”!
Nello studio del prof, quando lui era presente, la fila al piano terra del dipartimento era regolata con dolce fermezza dalla segretaria; ognuno però usciva soddisfatto. Il boss curava anche gli aspetti  pratici dei suoi ricercatori; alcuni stabilizzati, venivano assunti in una delle aziende di cui lui era direttore scientifico, ad altri risolveva qualche problema; a me affidò, a pagamento, un lavoretto  inerente alla riproduzione in scala degli spettri di massa. Inoltre mi fece prestare dall’Università i soldi per acquistare una decorosa “car”, soldi da restituire alla fine dell’anno.
Certo, noi tutti sapevamo che Djerassi volava ogni settimana da San Francisco a Mexico City sede della Syntex, quella della pillola anovulatoria di cui era stato co-realizzatore insieme al prof Pincus; ne eravamo orgogliosi.
Ho incontrato Djerassi, l’ultima volta a Sorrento nel Giugno 2009; con la sua andatura claudicante e con il suo solito sorriso accattivante ha impiegato pochi secondi a riconoscermi; gli è bastato avergli detto da dove provenivo “oh, Giovanni from Rome”. Si è informato su cosa stessi facendo, o meglio, in quale campo della chimica lavorassi e mi ha lasciato una dedica sul suo ultimo romanzo, dedica che conservo tra le cose più care.
Grazie prof Djerassi per aver fornito alla comunità scientifica l’immagine di un grande uomo in un Chimico eccellente.

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